Quaderno 8 – I nostri fratelli maggiori ebrei – interno_08-01-19-1

Nel volume Dare l’anima. Storia di un infanticidio, Adriano Prosperi sostiene che l’odio cristiano verso gli ebrei va di pari passo con lo sviluppo della dottrina sull’Eucaristia. Afferma infatti l’autore che «tra la proclamazione della dottrina della presenza reale (e la conseguente propagazione del culto del S.S. mo Sacramento) e la leggenda dell’ebreo deicida, nemico del sangue di Cristo e sitibondo di sangue cristiano, vi è un nesso evidente anche in termini cronologici. Tale «nesso obbligato» si sarebbe formato dopo il Concilio lateranense IV del 1215, che definì il dogma eucaristico. In realtà il culto dell’Eucaristia è presente sin dagli inizi del cristianesimo, come del resto il confronto tra ebrei e cristiani. Inoltre, come ha scritto il Cardinal Ratzinger nel 2001, riprendendo le conclusioni del documento Il popolo ebraico e le Sacre Scritture nella Bibbia cristiana, della Pontificia Commissione Biblica, «i rimproveri rivolti nel Nuovo Testamento agli ebrei non sono più frequenti né più aspri delle accuse contro Israele nella legge e nei profeti, quindi all’interno dello stesso Antico Testamento (n. 87). Essi appartengono al linguaggio profetico dell’Antico Testamento e quindi devono essere interpretati come le parole di profeti. Essi mettono in guardia da deviazioni presenti, ma per loro natura sono sempre temporanei e presuppongono quindi anche sempre nuove possibilità di salvezza». Certamente oggi, come afferma sempre Ratzinger, il rapporto tra cristani ed ebrei non può «prescindere dal contesto del nostro presente, nel quale il dramma della Shoah ha collocato tutta la questione in un’altra luce». Non si intende qui affrontare tale problematica, ma quanto ricordato è sufficiente a far capire come sia difficile ancor oggi affrontare la questione dei rapporti tra ebraismo e cristianesimo con equilibrio e onestà intellettuale. È del resto un luogo comune affermare che «la chiesa, salvo rare e encomiabili eccezioni, fu, nel suo complesso, complice, più o meno attiva, dell’infamia storica legata alle leggi razziali».

Lo scopo dei contributi del presente Quaderno non è apologetico, non è il tentativo di difendere la chiesa cattolica dalle accuse infamanti di antisemitismo, anche perché altri lo hanno fatto con rigore di metodo sto rico. Qui si vuole soltanto cogliere l’occasione fornita dalle celebrazioni per gli ottanta anni dalle Leggi razziali italiane per presentare alcune riflessioni sul pensiero ebraico, alcune considerazioni sulle leggi razziali, nonché alcune ricostruzioni storiche sulle antiche presenze ebraiche in Friuli, in particolare nel Friuli occidentale. Non si finirà mai di interrogarsi sul perché delle leggi razziali e sui motivi dello sterminio. Forse tutto era già scritto nel Libro di Ester, dove viene narrato il primo tentativo di eliminazione totale degli ebrei; «siano tutti radicalmente sterminati, insieme con le donne e i bambini, per mezzo delle spade dei loro nemici, senza alcuna pietà né compassione, il quattordicesimo giorno del mese di Adar del presente anno»: così ordina Aman, il malvagio consigliere del re persiano Assuero. Perché tanto odio nei confronti degli ebrei? Perché «tutti i ministri del re, addetti alla porta del re, si inchinavano e si prostravano davanti ad Aman, perché così aveva ordinato il re, ma Mardocheo non si inchinava né si prostrava». Siccome l’ebreo Mardocheo non accetta di prostrarsi davanti ad Aman, questi dice al re: «C’è un popolo, sparso fra i popoli di tutte le province del tuo regno, che vive appartato dagli altri e el cui leggi sono diverse da quelle di tutti gli altri popoli e che non osserva le leggi del re. Non conviene quindi al re lasciarli in pace». Ecco, forse, il motivo della persecuzione degli ebrei. La loro radicale diversità, rispetto a tutti gli altri popoli della terra.

Centro culturale Augusto Del Noce