La mostra Dall’Istria al Dandolo. L’insediamento degli esuli giuliani nel maniaghese, vuole essere un contributo affinché non si perda la memoria del sacrificio delle genti giuliane, costrette a fuggire dalla loro terra, dopo lunghe sofferenze. Essa è anche una testimonianza di cinquant’anni di duro lavoro a Dandolo di Maniago, da parte di istriani, veneti e friulani, che non solo sono stati capaci di trasformare un ambiente arido in una terra fertile, ma che sono anche riusciti a creare una comunità animata da valori umani e cristiani profondi e condivisi.
In particolare nella mostra si evidenzia come il dramma istriano sia stato causato non solo dalla politica del fascismo, che aveva creato una frattura profonda tra italiani e slavi, ma sia stato soprattutto conseguenza degli scopi perseguiti dalla rivoluzione comunista jugoslava, che non tollerava ostacoli alla propria realizzazione, quali indubbiamente erano il sentimento anticomunista delle genti istriane e la loro profonda fede cristiana. Ne è prova eloquente la presecuzione religiosa che colpì il clero e il popolo, fino al martirio di tanti credenti sia italiani che slavi. Un martirio che tuttavia certamente contribuì a far compiere all’Italia una scelta di libertà nell’immediato dopoguerra, visto l’impatto che esso ebbe sull’opinione pubblica di allora.
Nel Convegno 50 anni di presenza degli esuli giuliani e dalmati nella Destra Tagliamento. Contributi per una ricostruzione storica, organizzato nella Sala Consiliare della Provincia di Pordenone, dal Centro culturale “Augusto Del Noce” è stato ricordato il sessantesimo anniversario dell’applicazione del trattato di Pace di Parigi, in seguito al quale gran parte degli istriani hanno perso ogni speranza di rimanere nello Stato italiano. I relatori, Guido Porro, Guido Rumici e Silvano Varin, hanno messo in evidenza rispettivamente l’opera compiuta dagli esuli nella Destra Tagliamento, la situazione degli italiani rimasti in Istria e le prospettive che si aprono grazie al processo di unione europea. |