Gender (D)istruzione – Le nuove forme di indottrinamento nelle scuole italiane

Evento organizzato da: Comitato genitori “Vogliamo educare i nostri figli”

Lunedì 11 maggio 2015 – ore 20.30
Auditorium della Regione – Pordenone

Incontro pubblico con Avv. GIANFRANCO AMATO
Presidente Nazionale dell’Associazione “Giuristi per la Vita”
Autore del saggio “Gender (D)istruzione”

Cosa sta succedendo nelle scuole dei nostri figli, dove noi li portiamo tutti i giorni,
immaginandoli in un ambiente sicuro e protetto?

Perché Papa Francesco, così attento alle problematiche sociali e sensibile ai bisogni dei più indifesi, arriva a parlare di “colonizzazione ideologica” e di “manipolazione educativa” operata sui giovani, aggiungendo: “Ma non è una novità questa. Lo stesso hanno fatto le dittature del secolo scorso: pensate ai Balilla, pensate alla gioventù Hitleriana!!” (Discorso del 20.1.15).
Oggetto di tanta preoccupazione sono progetti che, su sollecitazione del Consiglio Europeo, hanno preso avvio sul territorio nazionale dal 2012, intensificandosi negli ultimi mesi; tali corsi, ispirati alla cosiddetta teoria del “gender”, propongono ai ragazzi, fin dalla più tenera età (scuola dell’infanzia), una diversa visione della realtà, che riguarda la sessualità (non più sesso ma genere o “gender”, quindi non più dato oggettivo, ma qualcosa che il bambino può scegliersi); il ruolo di genitori (non più “mamma” e “papà”, ma genitore 1 e genitore 2); la famiglia (non più soggetto primario nell’educazione dei figli, come la Costituzione garantisce, ma subalterna allo Stato e di fatto estromessa).

La veste con cui tali corsi si presentano è la più allettante e propositiva: si parla di progetti per prevenire il bullismo “omofobico” o la violenza di genere, finalizzati a favorire la convivenza civile e il superamento delle diversità. In realtà tali corsi, proposti alla famiglia spesso con procedure poco trasparenti, estromettono di fatto i genitori e spesso anche gli insegnanti, dall’educazione dei ragazzi, e delegano ad Associazioni esterne che non hanno titolo specifico ne competenza educativa o didattica, la trattazione di questioni delicatissime e decisive per la crescita equilibrata dei giovani. In Friuli V.G. ha fatto scalpore il caso della scuola dell’infanzia di Trieste, dove i bambini sono stati fatti vestire da bambine e viceversa, e il buon senso vorrebbe che la reazione indignata di alcuni genitori fosse stata recepita come segnale di forte dissenso. In realtà, a causa di un progetto elaborato proprio dall’Università di Trieste, il Friuli è “regione pilota” in tal senso e corsi analoghi si sono svolti e si stanno svolgendo anche in varie scuole del Pordenonese. Per l’anno prossimo si prevedono interventi ancora più capillari e diffusi, e soprattutto si teme la “istituzionalizzazione” di tali insidiosi progetti.

Invitiamo chi, attento alla realtà dei propri figli o dei propri alunni, volesse approfondire la questione all’incontro con il giurista Avv. GIANFRANCO AMATO.