Presentazioni del libro. Il Pordenone e la Signora Liviana (1508-1537)

Video reperibile in Settimana della cultura friulana 2021

 

Sono usciti gli Atti del Convegno “Il Pordenone e la Signoria dei Liviani (1508-
1537). Politica, società e cultura in riva al Noncello”, svoltosi a Torre di
Pordenone sabato 17 ottobre 2020 e promosso dal Centro culturale Augusto
Del Noce, con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, della
Fondazione Friuli e del Comune di Pordenone.

Il volume contiene otto relazioni del Convegno e cinque studi post-convegno.
Giordano Brunettin, nel suo contributo ha messo in luce le profonde divisioni
presenti nella cittadina sul Noncello tra il partito filo Asburgico, che voleva
mantenere i privilegi garantiti dalla secolare appartenenza di Pordenone ai
domini imperiali, e il partito filo Veneziano, che vedeva nuove opportunità nel
passaggio al dominio veneto. Miriam Davide fa capire come alcune famiglie
di Pordenone detenessero il controllo sul ricco commercio tra Est Europeo e
Pianura Padana, oltre che nel credito. Tali famiglie, nonostante fossero divise
anche al loro interno tra le opposte fazioni, riuscirono comunque a mantenere
il monopolio del potere anche sotto il dominio veneziano.

Da qui deriva nella storiografia anche la diversa valutazione del periodo
storico considerato. Come ha sottolineato sempre Giordano Brunettin «la
posizione critica nei confronti dei Liviani è rappresentata efficacemente da
Antonio Battistella, nel suo saggio Pordenone e i d’Alviano, pubblicato nel
1913 per il periodico “Memorie storiche forogiuliesi”, mentre l’opposta
valutazione, sostanzialmente positiva, fa capo a Andrea Benedetti, secondo il
quale la Signoria inaugurata da Barolomeo d’Alviano con la sua conquista di
Pordenone nel 1508 fu un momento di splendore culturale per la cittadina,
soprattutto per merito dell’Accademia liviana, mentre i comportamenti violenti
del condottiero, come il sacco della città del 23 marzo 1514, o i provvedimenti
prevaricatori dei suoi eredi, rientravano nella prassi comunemente accettata
in quel secolo».

In tale contesto emerge la figura di Giovanni Antonio de’ Sacchis, detto il
Pordenone, la cui crescita umana e artistica è stata delineata da Fulvio
dell’Agnese, da Chiara Violini e Simone Andreoni, studiosi che hanno
approfondito rispettivamente l’ambiente artistico pordenonese in cui ha
operato il pittore, le opportunità offerte dai d’Alviano al giovane pittore, e
infine i fascino del mito di Roma Eterna negli artisti del Quattrocento e del
Cinquecento, che il Pordenone interpreta in modo assolutamente originale.
Gli Atti contengono anche due importanti contributi sulle fonti documentarie
presenti nell’Archivo di Stato di Pordenone, sia nel Fondo Montereale-
Mantica, grazie alla relazione sull’importante famiglia degli Amaltei, scritto da
da Gabriella Cruciatti, autrice del riordino dello stesso, sia nel Fondo Andrea
Bendetti, di cui si è occupata Lia Zigiotti.

Completano il quadro la breve ma densa riflessione di Agostino Molteni
sull’immagine di San Pietro della Cappella Marchisotro di Treviso, lo scritto su
Bartolomeo d’Alviano, di Michelangelo Marcarelli, la rassegna sui beni
immobiliari del Pordenone, di Crosato, la ricerca di Roberto Castenetto e
Giancarlo Magri sugli affreschi di Casa Ferraro a Pordenone e lo scritto di
Gilberto Ganzer sui simboli del potere imperiale nella casa del comune.

Il libro aiuta a comprendere che «non si capisce il Pordenone se non si ha
chiara la matrice da cui proviene il pittore», come ha detto Giordano Brunettin
nelle conclusioni, perché «nulla nasce dal nulla e tutti siamo eredi di una
tradizione. Si tratta allora – a detto ancora Brunettin – di continuare la ricerca
sul mondo che sta dietro al Pordenone, sulle sue committenze e sui suoi
protettori, su una città di duemila abitanti che “non era certamente l’ultima del
Regno di Galilea” e che sapeva apprezzare i bravi artigiani». Un impegno
questo che il Centro culturale Augusto Del Noce intende continuare, in
collaborazione con altre realtà culturali, della città che hanno fattivamente
collaborato alla realizzazione del volume.