300 studenti di Pordenone incontrano Silvio Cattarina

Nell’Aula Magna “T. Drusin” di Pordenone, giovedì 14 novembre, Silvio Cattarina, fondatore della Comunità di recupero “L’imprevisto”, con Benedetta, Martina e Diletta, hanno incontrato trecento studenti di varie scuole superiori di Pordenone, nell’ambito del Progetto “Educazione alla solidarietà e alla  condivisione”, proposto da alcuni docenti e dal Centro culturale “Augusto Del Noce”, raccontando la loro esperienza di rinascita umana, grazie all’esperienza vissuta in comunità. (Foto Matteo Trevisan)

Nell’ambito del progetto “ Educazione alla cultura della condivisione e della solidarietà”, proposto ormai annualmente in varie scuole superiori di Pordenone da un gruppo di docenti di varie discipline, con la collaborazione del Centro culturale “Augusto Del Noce”, circa trecento studenti, nell’Aula magna “T. Drusin” di Pordenone, hanno incontrato Silvio Cattarina, fondatore a Pesaro della Comunità di recupero “L’imprevisto”.  “Ai ragazzi che accogliamo – ha esordito Cattarina – diciamo che cercheremo di capire il loro passato, ma che sono più importanti il presente e il futuro. Nella vita infatti c’è una grande possibilità. La vita è una grande avventura e vogliamo scoprirla insieme”.  Gli ha fatto eco Benedetta, di ventun anni, una delle tre ragazze della comunità che lo accompagnavano, la quale ha detto che “non è facile dopo anni di tossicodipendenza, ritornare a trovare la serenità e un sorriso. Eppure penso – ha continuato Benedetta – che se non avessi sofferto così tanto, non avrei visto neanche tutto il bene che ho ora. La comunità infatti mi aiuta ad amare me stessa, i miei amici e i miei genitori”.  Anche Diletta, vent’anni, letteralmente rinata, dopo nove mesi in comunità, ha testimoniato di essere stata accolta come una persona normale. “ Adesso – ha affermato – sto riscoprendo un sacco di cose belle. Noi vogliamo cose superflue, ma si può stare benissimo senza. Vale di più uno sguardo, un sorriso di una compagna che può cambiare la mia giornata e il mio essere”. Infine Martina, venticinque anni, da un anno e quattro mesi in comunità, ha toccato il punto cruciale dicendo: “Avevo una mania di perfezione e quando non riuscivo in qualcosa, rispondevo con la droga. Avevo una grande domanda dentro di me e a questa non sapevo rispondere. Ho fatto e faccio molta fatica a fidarmi. Ma penso che affidarsi voglia dire credere. Ora continuo ad avere le mie domande e le mie ferite, ma ora non sono sola”. È proprio qui la questione, come ha ribadito Cattarina, nelle conclusioni: “I ragazzi dicono di essere soli contro tutti e credono doversela cavare da sé. Molti fanno uso di sostanze proprio per potenziare le loro prestazioni. C’è l’idea che la vita sia l’esito delle mie mani. Ma questo è poco, perché il desiderio del cuore dell’uomo è così grande che ciò che le nostre mani riescono a far nascere è comunque limitato”. Si è trattato dunque di testimonianze preziose, innanzitutto per chi, come gli insegnanti, si trovano a dover affrontare ogni giorno in classe con i propri alunni sfide educative sempre più complesse e impegnative. Saper cogliere il disagio dei giovani, che , come sappiamo, si esprime nei modi più svariati e imprevedibili, e offrire loro un tentativo di risposta , è infatti oggi un compito irrinunciabile per chi svolge il delicato compito di educatore.

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Da Rai.tv: L’imprevisto – Sulla Via di Damasco del 25/01/2014

Le storie della Comunità L’imprevisto fondata da Silvio Cattarina. S.E.Mons Don Giovanni D’Ercole va in visita di questa comunità con le telecamere di Sulla Via di Damasco insieme alle testimonianze raccolte da don Davide Banzato.

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-456af847-1a44-48ee-bf9c-2943366ab052.html