Incontro con il giornalista Francesco Agnoli

Francesco Agnoli, insegnante e giornalista, è nato a Bologna nel 1974 ma risiede a Trento dove vive e insegna. È infatti laureato in Lettere classiche ed è docente in un liceo cittadino. Collabora a diversi periodici e quotidiani nazionali tra i quali «Il Foglio» e «Avvenire». Ha scritto e pubblicato in questi anni numerosi saggi, in molti dei quali si professa “pro-life”: in proposito, gli si potrebbe chiedere di approfondire il significato di questa parola e che cosa significa, per lui, comportarsi da pro-life.

Tra gli argomenti che ha affrontato nei suoi libri ci sono la fecondazione artificiale, il divorzio, l’eutanasia, l’evoluzionismo di Darwin, l’emergenza educativa e altro ancora.
Tra le opere pubblicate ricordiamo:
– Controriforme – Antidoti al pensiero scientista e nichilista (Fede e Cultura)
 Contro Darwin e i suoi seguaci (Nietzsche, Zapatero, Singer, Veronesi, Odifreddi…) con Alessandro Pertosa (Fede e Cultura)
– La filosofia della luce: dal Big bang alle cattedrali (ESD Bologna)
– Voglio una vita manipolata (il Segno di Udine)
– Conoscere il Novecento. La storia e le idee (Il Cerchio).

Ci presenterà la figura dello scienziato francese Jerome Lejeune (1926-1994) attraverso la biografia scritta di recente dalla figlia: Clara Lejeune, La vita è una sfida, Cantagalli 2008, 13,00 €.
Dopo avere scoperto, nel luglio 1958, la causa genetica della sindrome di Down, individuata e descritta dal dottor Langdon Down nel 1866, Lejeune “perse” il premio Nobel perché, accorgendosi che gli esiti della sua scoperta, anziché per la ricerca di cure, venivano usati per l’individuazione precoce degli embrioni malati allo scopo d’indurre le madri ad abortire, osò pubblicamente prendere posizione contro l’aborto e difendere, malati e non, tutti i bambini del mondo. Lejeune non era un sentimentale né un poeta, ma un uomo con i piedi ben piantati per terra: voleva curare i bambini anziché eliminarli. Per questo si tenne in contatto con il suo amico, il neozelandese professor Liley, scopritore della diagnosi prenatale. Oggi i progressi compiuti dalla diagnosi precoce, dalla prevenzione e dalle terapie delle malattie genetiche gli hanno dato ragione perché tutto questo non rappresenta più un sogno, né un’utopia, ma una realtà in divenire.