Giancarlo Magri. La mia terra, la mia gente. 1953-1968
Mostra itinerante e volume
Una raccolta di sessantasette dipinti realizzati da Giancarlo Magri tra il 1953 e il 1968, in cui sono rappresentati scorci di Pordenone e Cordenons, da allora profondamente mutati, se non del tutto scomparsi, sono oggetto di una mostra itinerante, organizzata dal Centro culturale “Augusto Del Noce”, con il patrocinio della Provincia e dei Comuni di Pordenone e Cordenons, nonché il sostegno della Fondazione CRUP e di alcuni sponsor.
Nella prima fase l’esposizione sarà ospitata nel Centro culturale “Aldo Moro” di Cordenons, dal 20 settembre al 14 ottobre 2008, con visite tutti i giorni dalle ore 15.00 alle 19.00, e la domenica anche dalle 10.00 alle 12.00, in collaborazione con Ars Curtis, Pro Cordenons e Università della Terza Età e degli Adulti; nella seconda fase la mostra sarà ospita dall’Associazione “Il Fiume” Onlus, a Pordenone in via Torricella, dal 17 al 31 ottobre, con gli stessi orari di visita.
Le mostre saranno inaugurate a Cordenons, nella sala consiliare del Centro “Aldo Moro” il 20 settembre, alle ore 18.00, e a Pordenone, in via Torricella, 1 il 17 ottobre, sempre alle ore 18.00, alla presenza di autorità, del Direttore dei Musei Civici Gilberto Ganzer e dello storico dell’arte Fulvio Dell’Agnese.
L’iniziativa è accompagnata dalla pubblicazione del volume Giancarlo Magri. La mia terra, la mia gente. 1953-1968, edito dalla Biblioteca dell’Immagine, e curato da Fulvio Dell’Agnese, che sarà presentato giovedì 11 settembre, alle ore 18.00, a Palazzo Montereale-Mantica, da Gilberto Ganzer.
Si tratta di un contributo per la riscoperta del tessuto profondo delle città, della trama che segna ancor oggi i vari fili, che via via si sono sovrapposti nel tempo, in seguito alle inevitabili trasformazioni urbanistiche. Un invito non solo a ricordare, ma anche a vivere da protagonisti la propria città, a saper cogliere in essa ciò che la rende ancor oggi bella.
Nota biografica
Giancarlo Magri è nato a Pordenone, in località Borgocampagna, nel 1937; si è poi trasferito a Cordenons e a Rovededo in Piano, dove risiede tuttora. Fin da giovane si è destreggiato con colori e pennelli nella bottega del pittore e affreschista Tiburzio Donadon, dove ha imparato anche l’arte del restauro. Nel 1953 ha iniziato un proprio percorso creativo, documentato da oltre quattrocento mostre tra personali e collettive. Tra le esposizioni personali organizzate a Pordenone vale la pena ricordare la prima di esse in occasione della Fiera Campionaria del 1958, la mostra inaugurale della Galleria Sagittaria, nella Casa dello Studente, datata 1966, le antologiche di arte sacra a Palazzo Gregoris nel 1994 e nel 2007.
Lunga è poi la bibliografia di interventi critici che lo riguardano, in cui si evidenzia l’evoluzione di un modo fare pittura profondamente legato da una parte alla terra e alla gente di Pordenone, dall’altra alla formazione in bottega, al modo di certi nostri pittori del Rinascimento.
Dal 1970 gli è stato affidato il Laboratorio di Restauro del Museo Civico di Pordenone, attraverso il quale ha contribuito anche al salvataggio del patrimonio artistico del Friuli occidentale dopo il terremoto del 1976.
A lui si deve non solo il recupero, e talvolta la scoperta, di buona parte dei cicli sacri presenti negli edifici di culto della Destra Tagliamento, ma anche una notevole produzione di arte religiosa, presente in oltre quaranta chiese della Diocesi di Concordia-Pordenone.
Sintesi del libro
Due memorie, due capacità di vedere e riflettere si incontrano in questo libro. Sono le memorie, le visioni e le riflessioni di un artista di lungo corso, come Giancarlo Magri, e di un giovane, ma già affermato storico dell’arte, come Fulvio Dell’Agnese. A tema la città, o meglio le città di Pordenone e Cordenons, con le loro piazze, strade ed edifici, talvolta nascosti, i loro scorci irrimediabilmente perduti o profondamente trasformatisi, dopo il travolgente sviluppo edilizio degli anni sessanta.
Quello che ne viene fuori non è un’operazione nostalgica, da «Arcadia del Noncello», secondo un’efficace espressione di Gilberto Ganzer, bensì una ricerca del tessuto profondo delle città, della trama che segna ancor oggi i vari fili, che via via si sovrappongono, in un’incessante opera di distruzione e nuova costruzione, come metafora della vita stessa.
Si tratta di un volume che nasce da una mostra di opere dedicate da Magri, dal 1953 al 1968, ai luoghi in cui è nato e ha vissuto, ma che non vuole essere un catalogo tradizionale, con i pregi e i difetti che inevitabilmente accompagnano tale tipologia testuale, inevitabilmente legata a un linguaggio specialistico e destinata a un pubblico ristretto. Il libro curato da Fulvio Dell’Agnese è alla portata di tutti, una sorta di racconto di vita, in cui emergono i luoghi, le persone, le atmosfere, che hanno caratterizzato Pordenone e Cordenons fino a qualche decennio fa. Un invito non solo a ricordare, ma anche a vivere da protagonisti la propria città, a saper cogliere in essa ciò che la rende ancor oggi bella.