Il sorriso di Beatrice

sorriso_beatrice_copertinaIl sorriso di Beatrice
di Agostino Molteni – Ed. Biblioteca dell’Immagine

L’introduzione alla Divina Commedia scritta da Agostino Molteni non è una lettura accademica dell’opera dantesca. Vi si racconta semplicemente come Dante, incontrando Beatrice, abbia potuto assaporare la letizia cristiana, esperienza che ogni uomo può fare per grazia di Dio.

Il Cristianesimo infatti non è una dottrina o un fatto del passato, ma riaccade sempre come incontro con una realtà umana da amare, è un Avvenimento presente che risponde al desiderio di verità e felicità che si trova nell’uomo di ogni epoca e di ogni latitudine.

Dante si era smarrito nonostante conoscesse tutte le verità cristiane. Il suo peccato era proprio questo: credere di conoscere il Cristiansimo e pretendere anche di riformare la Chiesa, come tanti intellettuali del proprio tempo.

La sua grandezza fu quella di saper riconoscere umilmente l’azione della grazia di Dio, iniziata in una ragazza della Palestina di nome Maria e da lui sperimentata tanti secoli dopo attraverso l’incontro con la sua bella Beatrice.

La letizia cristiana si incontra per grazia di Dio. Dante l’ha incontrata attraverso il sorriso di Beatrice.

La Divina Commedia voleva essere solo questo: la cronaca del mistero e dell’azione della grazia cristiana.

Agostino Molteni, brianzolo, sacerdote missionario da quasi vent’anni in America Latina, è docente di Letteratura e di Teologia presso l’Università Cattolica di Concepciòn in Cile e parroco della Parrocchia Universitaria della medesima città.
Fin dai tempi degli studi universitari a Trieste, dove si é laureato in letteratura italiana moderna, si è appassionato all’opera di Dante. Già scrittore di saggi e articoli in lingua spagnola, studioso di autori francesi come Peguy e Camus, propone per la prima volta in lingua madre una lettura profondamente originale della Divina Commedia: l’antintellettuale Dante aveva già chiaramente individuato il “peccato originale” del proprio tempo, la riduzione del cristianesimo a schema logicamente perfetto, frutto di un razionalismo gnostico che, trasformando l’Incontro in Parola, aveva dimenticato la “leggerezza” dell’Incarnazione e la semplicità che la grazia chiede per farsi riconoscere.

ext”>“Dante intuì l’inizio della scristianizzazione, ovvero di un mondo che sta bene senza Gesù”. Così don Giacomo Tantardini ha esordito, nel salone di Palazzo Mantica, presentando il libro di Agostino Molteni, Il sorriso di Beatrice. Invito alla lettura della Divina Commedia, edito dalla Biblioteca dell’Immagine, in collaborazione con il Centro culturale “Augusto Del Noce”.
In altre parole Dante capì che nel XIII secolo era iniziato un tempo in cui “si sarebbe potuto parlare della dottrina cristiana e della Chiesa, anche se Cristo non fosse vivo”. Eppure il poeta fiorentino aveva “riconosciuto la presenza del Signore in un avvenimento presente, nell’incontro col sorriso di Beatrice, riflesso di quella bellezza che il cuore umano desidera e che  rende viva la dottrina e l’istituzione”.

Anche oggi “sono più cattivi e pericolosi i falsi maestri nella Chiesa che non quelli fuori della Chiesa” ha continuato il relatore, “tanto che negli ultimi decenni si è snaturata dall’interno la Tradizione cristiana, rendendo così meno semplice e facile il cammino per i cristiani, come affermò già Pio XII”.
Don Giacomo Tantardini ha anche ricordato l’invito di Paolo VI alla peghiera per riconoscere Gesù nel Vangelo, dato che è la grazia che fa la fede. Il peccato di Dante era stato quello di aver “creduto che i discorsi su Dio e la Chiesa potessero rendere felice  la vita – ha detto ancora don Giacomo-. Questo è il rimprovero che Beatrice gli fa”. Invece “il Paradiso è il brillare negli occhi degli eletti della bellezza di Dio e Dante, guardando la bellezza degli eletti, si trova ad amare sempre più la bellezza di colui che riflette in quella bellezza”.
La vita cristiana non è dunque un problema di dedizione, infatti “si può essere dediti anche a un morto – ha osservato Tantardini -, ma non si può essere sorpresi dalla bellezza di un morto. È tutta qui la scommessa cristiana; si tratta della dinamica della grazia che brilla nella carne, nelle opere belle, nel volto, nel sorriso di coloro che il Signore ama e che amano il Signore”.

Il merito del libro di Agostino Molteni, il quale dopo aver iniziato la sua carriera di insegnante al Villaggio del Fanciullo di Pordenone, a fine anni Settanta, ora è sacerdote missionario in Cile, dove insegna all’Università di Conception, è proprio quello di ricordare in modo semplice queste piccole grandi cose; il pubblico numeroso e attento presente alla manifestazione ha dimostrato di averlo apprezzato.