Il Trecento a Pordenone. Studi e documenti

Grande interesse ha suscitato la presentazione del volume Il Trecento a Pordenone: studi e documenti, della Libreria al Segno Editrice, promosso dal Centro culturale Augusto Del Noce e dal Centro Studi Odoriciani, svoltosi a Pordenone, nell’ambito della rassegna sull’editoria religiosa “Ascoltare, Leggere, Crescere”. Protagonista della serata è stata Enrica Cozzi, già docente di Storia dell’arte Medievale all’Università di Trieste, che ha analizzato gli affreschi trecenteschi della chiesa di Santa Maria dei Battuti e in particolare la Madonna dell’umiltà, un soggetto dipinto per la rima volta da Simone Martini, ad Avignone, nel 1341, che dopo due decenni compare anche a Pordenone, probabilmente tramite Lorenzo Veneziano: un’opera complessa e molto importante per la pittura italiana, essieme a tutto il ciclo di affreschi messo in luce da Giancarlo Magri nel 1967 e dallo stesso restaurato.

Oltre al contributo della Cozzi, il libro contiene saggi che riguardano la storia di Pordenone, nel più ampio contesto politico del tempo, trattata da Giordano Brunettin, gli aspetti economico-sociali, considerari da Miriam Davide, la storia dell’ospedale di Santa Maria dei Battuti, ricostruita da Roberto Castenetto e Magri, la figura del notaio Odorico, studiata da Davide Dalla Pria, le chiese di Pordenone, sulle quali hanno scritto Luca Gianni e  Angelo Crosato, lo Statuto cittadino del 1291, presentato da Silvia Rago, direttrice dell’Archivio di Stato di Pordenone, e l’indulgenza concessa ai Battuti nel 1319, pubblicata da Paola Sist, responsabile dell’Archivio Storico Diocesano.

Una delle novità del libro è la pubblicazione di due importanti registri censuali, uno trecentesco e l’altro del 1419, presenti in Archivio di Stato, riguardanti i beni fiscali degli Asburgo, che allora dominavano in città e nel distretto, trascritti rispettivamente da Brunettin e Silvia Raffin, con note linguistiche di Edoardo Colombaro. Si tratta di proprietà che probabilmente derivano dalla corte regia longobarda di età altomedievale, sopravvissuti in buona parte fino agli inizi dell’Ottocento, quando furono incamerati dagli Ottoboni, e che possiamo riconoscere ancora oggi nei terreni e nelle case esstenti tra Rorai e Cordenons. Una “situazione davvero privilegiata per lo storico”, come ha scritto Brunettin, curatore del libro insieme a Roberto Castenetto, “infatti l’insieme dei beni demaniali del distretto pordenonese godette a lungo di una sorta di cristallizzazione dovuta alla sua particolare condizione giurisdizionale, cioè una signoria feudale che fu mantenuta anche durante la dominazione della Serenissima – fino alla sua fine – sia per i patti di dedizione del commune Portusnaonis a Venezia sia per l’opportunismo politico-economico proprio dei governanti veneziani”.

Una città, dunque, che conferma la propria peculiarità in ambito storiografico e che, anche grazie a questa iniziativa editoriale, potrà diventare oggetto di nuovi studi, secondo le metodologie più recenti, che riscrivano la storia del territorio pordenonese.