Il Museo Civico d’Arte di Pordenone. Salvaguardia e Restauro dopo il sisma del 1976

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Il sisma del 1976 vide l’istituto museale di Pordenone particolarmente impegnato nell’azione di recupero che ha garantito il salvataggio di molteplici testimonianze artistiche, sottraendole alla dispersione ed alla conseguente perdita. Un patrimonio che costituisce una identità storica e culturale del territorio.

Il comm. Antonio Forniz (appassionato cultore della storia e dell’arte del territorio e Commissario Straordinario del Museo sino al 1981) e il restauratore Gian Carlo Magri operarono, affiancati dai rappresentanti della Sovrintendenza, delle comunità e delle parrocchie, un enorme e  capillare intervento che è doveroso ricordare.

Un bilancio definitivo del lavoro attuato lascia tuttora colpiti, se si considerano la carenze di mezzi e uomini; le note e le ricevute emesse per il ritiro delle opere testimoniano la drammaticità e concitazione del momento.

Dal Duomo Concattedrale San Marco di Pordenone, il cui tamburo si era fortunatamente salvato, incastellato dagli interventi di restauro in corso, erano pervenute le opere d’arte più preziose, dalla pala della Misericordia del Pordenone alle altre tele, agli argenti, arredi e suppellettili, archivi.

Ma immediatamente giungevano le opere dalla chiesa dei Battuti di Valeriano, dalla volta parzialmente crollata, le tele di Meduno con il famoso Piazzetta, quelle di Navarons, Pinzano, i capolavori di Spilimbergo del Pordenone e le opere dell’Amalteo di Travesio, del Politi di Vito d’Asio, di Castel d’Aviano, di Sacile, di Porcia (con i Fischer ed il Palma), di San Vito al Tagliamento…..

Ai primi interventi di recupero partecipò anche il restauratore Gino Marchetot.

Affreschi staccati, dipinti su tela e su tavola, sculture lignee e in pietra, arredi, suppellettili varie pervennero nei locali messi a disposizione dal Comune di Pordenone nel Museo di palazzo Ricchieri e anche negli spazi dell’ex Convento di San Francesco, con il coordinamento dell’Assessore Alvaro Cardin, specificatamente delegato dal Sindaco Glauco Moro.

Il lavoro di ripristino delle opere e degli edifici si protrasse per vari anni. Tuttora alcuni dipinti, in particolare quelli su tavola e soprattutto gli affreschi, sono oggetto di frequenti verifiche e di conseguenti interventi conservativi che riguardano anche le condizioni degli intonaci e la staticità delle strutture murarie, a motivo delle gravi lesioni causate dai movimenti tellurici e dal ripetersi delle violente scosse del 1976.

Molti restauratori si sono formati e hanno iniziato ad operare dopo il 1976: la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia per far fronte alle disastrose conseguenze del sisma istituì una Scuola per la conservazione e il restauro dei beni culturali. Tra il 1977 ed il 1980 avvenne il primo corso quadriennale per il ripristino della Scultura lignea e dei Dipinti su tavola e su tela.