Il tremendo silenzio di Maria – dramma sacro di Angelo Franchini
“…anche nelle pozzanghere si riflette il cielo …”: è il verso di una bella poesia recitata da Angelo Franchini nel dramma sacro “Il tremendo silenzio di Maria”, rappresentato a Madonna del Monte, come inaugurazione della mostra sulla Sindone, allestita dal Centro culturale “Augusto Del Noce”, nell’ambito di Musae 2010. La poesia si intitola “barboni e pozzanghere” ed è una potente metafora della condizione di ogni uomo, ridotto a pozzanghera evitata da tutti o calpestata per uno stupido scherzo, in cui però “su riflette Cristo”.
Angelo Franchini è un autodidatta, che scrive e interpreta i propri testi, per lo più tratti dai Vangeli. Un tempo faceva il geometra, poi si è deciso a spendere la sua vita nel teatro e da circa un decennio incontra tantissima gente nelle chiese parrocchiali o negli oratori d’Italia, con una parola che vuole emozionare o meglio ancora provocare. In questo senso il suo è un teatro barocco: in cui si unisce il senso della precarietà umana al trasporto verso un ideale.
Bellissima la cornice offerta dal Santuario di Madonna del Monte per il lungo monologo che un barbone rivolge alla Vergine. Il contrasto tra il buio e la luce, tra la parola sussurrata, detta o gridata, e il “silenzio tremendo di Maria”. Il silenzio di tante madri che ascoltano i pianti o le invettive dei propri figli; quel silenzio che, come dice Franchini, in conclusione, “forse … continuerà soltanto fino a quando non arriverò io al silenzio …”.
Nel “Tremendo silenzio di Maria” c’è la tragedia del nostro tempo, costruita sullo scetticismo degli intellettuali, secondo i quali tutto è “invenzione/ presunta apparizione …”; Franchini sembra in certi momenti irridere anche lui alla tradizione cristiana, con i suoi riti, le sue verità da catechismo, le sue immagini, come fanno tanti adulti oggi, ma alla fine della rappresentazione la gente sorride, applaude e ringrazia, perché la sua è una salutare sferzata al nostro modo di vivere tranquilli, “senza-problemi”. Non è un messaggio consolatorio il suo: la vita continua ad essere drammatica, ma alla fine, dice il Barbone alla Vergine, “ … mi è rimasto il sorriso/ da fare … ( a volte) / e l’amore che ho per te”.