La Casa del Pordenone. Illustrazione dei luoghi ritrovati
“La Casa del Pordenone. Illustrazione dei luoghi ritrovati” è un volume promosso dal Centro culturale Augusto Del Noce ed edito dalla Libreria Al Segno, che sarà presentato a Pordenonelegge il prossimo 18 settembre. Curato e disegnato da Alberto Magri, contiene articoli sulla Casa Sacchiense di Giancarlo Magri, Carole Bidinot, Giulio Cesare Testa, Roberto Castenetto, Giordano Brunettin e Angelo Crosato.
Lo scopo della pubblicazione è quello di far conoscere l’importante sito storico, in parte acquisito dalla Fondazione Friuli, il cui restauro strutturale si sta completando a trentanni dalla scoperta degli affreschi del Pordenone, da parte di Giancarlo Magri e dallo stesso poi restaurati insieme ai figli Giovanni e Alberto.
Il Pordenone iniziò ad acquistare i primi vani della casa già nel 1514 e poi ristrutturò tutto l’edificio verso il 1530, assieme al fratello Baldassarre, anch’egli pittore e maestro murarius,secondo la tradizione della famiglia Sacchiense, giunta a Pordenone dal bresciano nel Quattrocento. La prima porzione di casa acquistata fu proprio quella riconosciuta da Giulio Cesare Testa nel 1994 come Studiolo, che si trova al secondo piano della parte Sud-Est, frutto di un ampliamento quattrocentesco, sul volto della Ruga degli Andadori, per il controllo della Porta Orientale. Lì Giovanni Antonio dipinse per sé il dotto fregio, costituito da tre scene che vedono nella parete Nord-Ovest, le figure di Tantalo e Sisifo, nella parete Ovest, che dà su Via San Marco, Ercole che uccide il leone di Nemea, e nella parete Sud-Est, che si affaccia sul Noncello, Giunone sospesa in cielo.
I soggetti mitologici indicano in forma allegorica la condizione terrena degli uomini dopo il peccato originale: l’impossibilità di soddisfare i desideri -Tantalo che cerca di prendere i frutti che gli sfuggono sempre di mano – e la fatica senza fine – Sisifo, condannato a spingere verso l’alto un masso, che poi ricade in basso; la vittoria di Cristo sul male, rappresentata da Ercole che uccide il Leone di Nemea; e infine la nuova vita nella grazia, rappresentata da Giunone, in un primo tempo punita da Zeus a rimanere appesa in cielo, ma poi riammessa nell’amicizia del coniuge. Una struttura allegorica che appartiene alla tradizione cristiana sin dai primi secoli, quando i Padri della Chiesa videro nei testi e nelle immagini pagane anticipazioni della salvezza portata da Cristo.
RC
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