Anniversario don Giacomo Tantardini: presentazione Il Sorriso di Beatrice

Introduzione al libro “IL sorriso di Beatrice” di Agostino Molteni
Don Giacomo Tantardini ha presentato il libro l’8 ottobre 2007 a Palazzo Montereale-Mantica, a Pordenone

http://www.dongiacomotantardini.it/?page_id=66

Sintesi:

1. Nella prima parte del libro si afferma che Dante intuì l’inizio della scristianizzazione, ovvero l’inizio di un mondo che sta bene senza il Cristianesimo, che in fondo sta bene dopo Gesù senza Gesù, come diceva Peguy. Dante capì che l’Avvenimento cristiano veniva ridotto a dottrina o ad istituzione. Il Cristianesimo è una dottrina e una istituzione ma legate all’Avvenimento della sua presenza.

Che cosa ci pone in rapporto con Gesù Cristo se non il fatto che è risorto? Se non fosse  risorto la Chiesa sarebbe un’istituzione più pesante delle altre istituzioni. Lui dà la possibilità di mettersi in rapporto. Dante aveva intuito che sarebbe venuto un tempo in cui si sarebbe potuto parlare della dottrina cristiana e dell’istituzione come se Cristo non fosse vivo. E questa istituzione avrebbe potuto continuare e su questa dottrina si sarebbero potuti scrivere libri e dialettizzare. La dottrina sarebbe potuta sopravvivere, anche se la presenza di Gesù Cristo non fosse reale, se la dottrina non fosse sua se la Chiesa non fosse sua. Sua nel senso che Lui la costruisce: “ecclesiam meam aedificabo”.

Dante aveva riconosciuta la presenza del Signore in un avvenimento presente, nel brillare della grazia, della sua grazia, nell’incontro col sorriso di Beatrice, il riflesso di quella “cara beltà” che il cuore desidera. Quella bellezza che rende viva la dottrina e l’istituzione.

(Giussani, lezione dell’agosto 1997, su come l’Avvenimento di Gesù Cristo arriva all’uomo attraverso avvenimenti in cui quell’Avvenimento si riflette)

Se l’inizio non riaccade come nuovo inizio non si può vivere; nell’Indiculus, che Papa Celestino I fa compilare, si dice: “come abbiamo vinto il Diavolo per sua grazia, così, se la grazia non si rinnova di nuovo, noi siamo vinti dal Diavolo”. Non si può vivere del passato. Si vive della grazia presente, del diletto presente. C’è una cera teologia che non snatura la grazia, perché questa è opera di Dio, ma snatura la concezione della grazia e della Chiesa, rendendo tutto meno semplice e facile per i poveri cristiani, come diceva Pio XII. Sono più cattivi e pericolosi i falsi maestri nella Chiesa che quelli fuori della Chiesa. Negli ultimi decenni si è snaturato dall’interno, invece di stare alla semplicità del dato, della Tradizione.Chi va oltre da dottrina di Cristo è l’Anticristo. L’eresia nasce dal voler essere originali. Sant’Agostino ha voluto semplicemente custodire.

(Paolo VI, discorso sulla storicità della Resurrezione, bisogna stare alla lettera del Vangelo, ma soprattutto pregare per riconoscere Gesù nel Vangelo; gratia facit fidem)

È così semplice l’Avvenimento cristiano. Tutto era quella ragazza e quel bambino che fuggivano in Egitto. Se una cosa così fraglile rimane è evidente che non viene dall’uomo. Aedificabo ecclesiam meam.

2.

La presenza dell’Avvenimento brilla nel volto e nei gesti di chi è riflesso della sua presenza. Dante aveva creduto che i discorsi su Dio e la grazia potessero rendere felice  la vita; ma la vita è resa felice dal brillare della grazia, non dai discorsi sulla grazia. Questo è il rimprovero che Beatrice fa a Dante. Non si vive di discorsi cristiani se questi non sono mirificata scientia, la coscienza della stupore della grazia. Il Concilio Vaticano I dice, nel decreto dogmatico, che la fede è impossibile senza la grazia, senza che lo Spirito Santo doni soavitatem, la dolcezza del riconoscere e dell’aderire.

Tutto il Paradiso è il brillare negli occhi degli eletti della bellezza di Dio. Dante cresce e guardando la bellezza degli eletti ama sempre più la bellezza di colui che riflette in quella bellezza. L’entusiasmo della bellezza, quando uno ha visto brillare la grazia, è imparagonabile all’entusiasmo della dedizione. Uno può essere dedito al Signore e alla Chiesa, ma il vedere brillare la grazia è imparagonabile alla dedizione. Questa parte da noi, la grazia parte dal Signore. Si può essere dediti anche a un morto, ma non si può essere sorpresi dalla bellezza di un morto. È tutta qui la scommessa cristiana. Si può essere dediti anche a un ideale falso. Quando si intravede la Bellezza della grazia è una predilezione che fa uscire dalla volgare schiera. La dedizione è faticosa se non si rinnova una bellezza così.

La bellezza la si riconosce in un istante. Gli occhi di Beatrice sono solo il riflesso della bellezza del Signore. La bellezza è il sommo piacere. Allora si può solo domandare di vivere dell’attrattiva presente. “Se non ti senti attratto prega per essere attratto”, qui c’è tutto quello che Agostino dice.

La dinamica cristiana è la dinamica della grazia che brilla nella carne, nelle opere belle, nel volto, nel sorriso di coloro che il Signore ama e che amano il Signore. È la sua grazia che brilla. Anche le persone in cui brilla sono infinitamente più care e belle.

Risposta a una domanda:

L’uomo è fugitivus cordis sui, l’uomo si accontenta. È vero che il cuore dell’uomo attende il piacere sommo, ma l’uomo si accontenta di piaceri parziali. E quando il piacere sommo non è dato, l’anima dell’uomo non si può distogliere dai piaceri parziali. Uno segue ciò che più lo attira. L’uomo si abitua e la salvezza è precaria. Ci vuole uno speciale aiuto della grazia, dice il Concilio di Trento. Non basta dire a un ragazzo che i piaceri parziali non sono veri. Agostino sapeva che Dio era la felicità prima di essere cristiano, ma non sapeva come godere di quel Dio, fino a che nona abbracciò l’umile suo Dio Gesù. Il Cristianesimo è quando per grazia dal sapere si incomincia ad abbracciare e in speranza si inizia ad essere felici.

Approfondimento: http://www.30giorni.it/sommario_id_541_l1.htm